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Obiettori 4mila medici: così la morte assistita

Sanità pubblica Redazione DottNet | 25/09/2019 13:42

Associazione Coscioni, almeno 115 italiani sono andati in Svizzera

 "Almeno 4mila medici cattolici sono pronti a fare obiezione di coscienza nel caso in cui, a seguito della pronuncia della Consulta, il Parlamento italiano legiferasse a favore del suicidio medicalmente assistito". Il vicepresidente dell'Associazione medici cattolici italiani (Amci), Giuseppe Battimelli, annuncia in un'intervista all'ANSA quale sarà la risposta dei camici bianchi iscritti all'associazione ad un'eventuale legge sulla materia.     Ma la questione, spiega, "non riguarda solo i medici cattolici: la Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri Fnomceo si è infatti già pronunciata sull'argomento nei mesi scorsi con vari documenti, che indicano come al medico, anche alla luce del Codice deontologico, è vietata ogni forma di suicidio assistito o eutanasia".

Questo, ovviamente, precisa, "non significa che il medico non debba seguire con costanza il paziente in condizioni critiche. Anzi, il medico deve essere sempre a fianco del malato ed in questi casi di estrema gravità lo è applicando i protocolli della terapia del dolore, delle cure palliative e dell'assistenza continua fino alle ultime fasi della vita".   Ad ogni modo, rileva, "l'orientamento della Fnomceo è chiaro e preciso e moltissimi medici, non solo quelli cattolici, si richiamano ai valori espressi dalla stessa Federazione. Credo che la grande maggioranza dei medici italiani avrebbero difficoltà ad applicare il suicidio assistito e credo che abbraccino la nostra posizione". Tanto più come "medici cattolici - chiarisce Battimelli - rifiutiamo qualunque forma di agevolazione al suicidio".

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Infatti, secondo l'Amci, il suicidio medicalmente assistito, pratica che prevede l'auto-somministrazione del farmaco letale da parte del paziente stesso ma sotto il controllo del medico, non differisce nella sostanza dall'eutanasia, procedura nella quale è invece il medico a somministrare il farmaco letale al paziente: "Auspichiamo - afferma Battimelli - che non venga dunque ammesso nel nostro ordinamento il suicidio medicalmente assistito che, in pratica, equivale all'eutanasia".  D'altronde, ricorda, "la stessa Corte Costituzionale ha stabilito che il Legislatore debba comunque prevedere la possibilità di obiezione di coscienza nel caso del suicidio assistito, da effettuare soltanto nelle strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale. E su una questione così complessa e delicata - conclude - non potrebbe essere altrimenti".

I numeri e le modalità

Sono 761 le persone che, dal 2015, si sono rivolte all'Associazione Luca Coscioni per chiedere informazioni su come ottenere il suicidio assistito all'estero: di queste, almeno 115 si sono poi effettivamente rivolte a cliniche in Svizzera ma alcuni tra questi malati hanno successivamente cambiato idea. Questi gli ultimi dati sulle richieste della 'dolce morte' pervenute all'Associazione Luca Coscioni.  Numeri in crescita anche secondo l'Associazione Exit-Italia, secondo la quale, in media, sono circa 100 l'anno gli italiani che chiedono e in vari casi ottengono il suicidio assistito in Svizzera. La 'dolce morte' - ottenuta nel 2017 anche da dj Fabo, l'ultimo caso che ha riacceso l'attenzione sul tema - è una procedura che richiede circa 10-15 minuti dal momento di attivazione delle pratiche mediche e farmacologiche.

È però solo sulla base di un preciso protocollo previsto dalla legge svizzera sulla "Morte Volontaria Assistita" che il paziente può arrivare a porre fine alla propria vita. Cinque sono i requisiti stringenti richiesti dalla legge Svizzera per poter accedere al suicidio assistito: la presenza di una malattia grave, irreversibile, clinicamente accertata, senza possibilità di guarigione e la capacità di intendere e volere da parte del paziente. Il primo passo prevede l'attivazione dei contatti con la struttura sul territorio svizzero e l'invio della documentazione medica che attesti la patologia da cui la persona è affetta. Dopo l'accettazione da parte della struttura è previsto un colloquio con il medico che accompagnerà alla fine il soggetto. Per legge, il medico è tenuto a far desistere il paziente che lo ha richiesto dall'atto finale e, quindi, reiteratamente chiederà alla persona se vuole terminare i suoi giorni oppure vuole rimandare il tutto ad un altro momento. Il soggetto può sempre cambiare idea e potrà fare ritorno a casa.

  Se invece si vuol proseguire nell'intento, il medico incontrerà nuovamente il paziente e ripeterà la richiesta se davvero si vuole procedere. L'atto di accompagnamento alla 'dolce morte', chiarisce il presidente di Exit Italia Emilio Coveri, "consiste nella preparazione di una dose letale a base di Pento Barbital di Sodio. A questo punto, il medico, ancora una volta, chiederà di desistere, ma nel caso in cui la persona voglia procedere, verserà la dose letale in un bicchiere di acqua per poterla sciogliere". È "assolutamente indispensabile - afferma Coveri - essere in grado di intendere e volere in quel momento e soprattutto poter essere in grado di prendere il bicchiere in mano e poterlo bere deglutendo il composto disciolto in esso. Per i malati di Sclerosi laterale amiotrofica tracheotomizzati, a cui è stata applicata la PEG, ossia il sondino che porta qualsiasi tipo di nutrizione o liquido direttamente nello stomaco, tale dose verrà introdotta direttamente come se fosse una bevanda qualsiasi".

In pochi minuti, rileva, "il paziente si addormenta profondamente, in quanto tale composto contiene una forte dose di sonnifero. Nei minuti successivi, con il paziente addormentato e che non può percepire più nulla, interverrà l'arresto cardiaco". Il costo complessivo per ottenere il suicidio assistito in una struttura svizzera, conclude, "e' di circa 10mila euro".

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